Pillola: la questione della restituzione

Quando si parla di “restituzione” e il contesto in cui quella parola salta alla bocca degli astanti è franco-italiano, essa assume un solo ed unico significato: Monna Lisa e le altre.

Tutte le opere d’arte che Napoleone ha sgraffignato e portato nel suo impero, ora custodite in massima parte al museo del Louvre, sono oggetto di una contesa che è come un carbone ardente nascosto sotto la cenere: si inizia con facezie, vanesi discorsi da salotto, si passa lentamente ad innocue celie dal sapore piacevolmente campanilistico per poi improvvisamente finire in bisticci pungenti e amari.

La cosa peggiore è quando tutto questo accade ad una riunione di famiglia, e per fatalità è la primissima a cui si è invitati, il “ballo delle debuttanti”, il banco di prova su cui viene soppesato il valore dell’elemento che ambisce ad entrare nella squadra.

L’amore può tutto, ma non mi farà mai cambiare idea: ridateci Monna Lisa e le altre!

 

Informazione: La Gioconda fu portata in Francia da Da Vinci stesso, a quanto pare. Napoleone non c’entrava niente, in quest caso, anche se, ricordiamolo, fece bottino di centinaia e centinaia di bellezze nostrane. Se qualcuno, illo tempore, lo avesse detto al povero Vincenzo Peruggia, la storia si sarebbe vista espropriata di uno dei furti d’arte più clamorosi e gustosi che siano mai stati commessi.

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Marcel Duchamp, “L.H.O.O.Q.” – Elle a chaud au cul (Ha caldo al culo).

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