Pillola: feste e feste (cultural shock alla mostarda di Digione)

Si può legittimamente parlare di shock culturale quando si passa dall’Italia alla Francia?
Non penso. I veri shock culturali avvengono migrando in nazioni la cui civiltà è fortemente distante dalla nostra, che sia per religione, clima, cucina e, non in ultimo, abbigliamento. Onestamente: è questo il caso di Italia-Francia? Ma per favore!
Tuttavia qui nell’antica provincia gallica ci sono cose che non riesco a sormontare, primi tra tutti gli orari di apertura degli esercizi commerciali. Non so se sia a causa della mia posizione particolare, nel golfo di Saint Tropez, ma qua davvero ogni negoziante fa come gli pare e piace e a me non resta che un grandissimo urto di nervi.

Inoltre, ma questo può essere un problema comune a tutti gli emigrati di qualsiasi nazione, ciò che pesa sullo spirito è la mancanza di vacanze nei giorni che, nella propria organizzazione mentale del tempo, sono di festa a prescindere, ovvero il 25 aprile, il 2 giugno e i dì dei santi patroni vari, a cui ci si affeziona devotamente quando si va a scuola e si ha la scusa per saltare lezione e andare alla fiera o al palio medievale.

Salvo poi scoprire che nell’hexagone guai a toccargli la festa dell’Ascensione e di Pentecoste! Maggio è tutto un riposo e la vita procede plus doucement que jamais!

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