Pillola: miti e leggende sui rital

Ogni italiano che abbia vissuto in Francia per un periodo abbastanza lungo si è sentito chiamare almeno una volta, più o meno scherzosamente, rital.

Questa parola dell’argot, ovvero lo slang francese, sta per “italiano” in senso dispregiativo. Come quando noi ci riferiamo ai francesi con termini quali galletti o ranocchie, mettendo in risalto il luogo comune dello sciovinismo, dell’arroganza e del nasone gallico. Rital, dal canto suo, designa specificatamente l’italiano povero e con le pezze sul didietro, che si è visto costretto all’emigrazione per non morire di fame e che se ne va a lavorare nelle miniere per portare il pane in tavola.
Nella fonetica della parola si fa riferimento anche alla differente pronuncia della lettera r.

L’origine di questo termine è oggetto di dibattito. Parrebbe che sia dovuta all’abbreviazione di réfugiés italiens, ovvero r. ital., specificazione che veniva apposta sui documenti e sui bauli degli italiani che entravano in Francia.

Quale che ne sia l’origine, i francesi han ben poco da chiamarci rital: nella Costa Azzurra, dove vivo io, gli Esposito, Giraudo, Ferraro, Mosca, Arnaudo e Beccani sono a tutti i campanelli, nei condomini.

3 pensieri su “Pillola: miti e leggende sui rital

  1. réfugiés italiens, per gli “amici” rital! Davvero interessante, ancor più in un periodo storico come il nostro in cui l’immigrazione è un tema fondamentale. Io sapevo che i termini dispregiativi contro i francesi fossero galli/galletti e mangia rane. Il termine “ranocchie” è sempre riferito a quest’ultima pratica culinaria? Grazie mille!

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