Carte da gioco e Tarocchi: quando l’Italia e la Francia si siedono al tavolo verde o nel carrozzone degli zingari.

Le carte da gioco hanno una storia misteriosa e molto antica.
Anche la nascita del loro uso divinatorio si perde nelle nebbie dei secoli, per arrivare fino ai nostri giorni ancora avvolta di fascino e magia.
Di certo è nota la nomenclatura “carte italiane” e “carte francesi”. Le prime si distinguono in tipo piacentino, bergamasco, napoletano e siciliano e hanno i semi utilizzati nel gioco della Briscola: bastoni, coppe, spade e denari. Questi quattro pittogrammi si sono trasformati col tempo, per divenire rispettivamente fiori, cuori, picche e quadri nelle lame da gioco di nazionalità francese.

Sono numerosi i giochi che si possono fare con questi due tipi di carte: dalla già citata Briscola al Rubamazzo, dalla Scopa semplice allo Scopone, dalla Scala quaranta al Machiavelli, dal Burraco al Bridge per finire con il Poker nelle sue diverse varianti, quella tradizionale, lo Stud e il Texas hold ‘em. Vale sempre la dicitura “Come quando fuori piove” e siamo tutti contenti.
Ma perché fermarsi a questo e non andare ancora più indietro nel tempo per scoprire come i semi italiani, di cui quelli francesi sono solo un’evoluzione, siano presenti nel mazzo più misterioso di tutti, quello attorno cui leggenda, storia e superstizione si avviluppano insieme, formando una rete indistricabile? Perché non scoprire che cosa nasconde il mazzo dei Tarocchi, anche detti Trionfi, e come Italia e Francia siano legate anche in questo caso? Perché non dare un’occhiata all’arte della cartomanzia e a ciò che essa cela dietro la coltre di mistero che la avvolge?

Vi è un documento risalente al X secolo d.C. che attesta l’esistenza della cartomanzia in Cina, chiamata I-Ching, anche se non è da escludere che questa pratica sia stata diffusa ai tempi delle civiltà mesopotamiche.
Roberto La Paglia, nel suo “Il grande libro dei tarocchi”, riporta che nel 1527 Teofilo Folengo pubblicò “Il Caos del Triperuno”, riferendo dell’uso dei Trionfi in divinazione come pratica molto antica. Forse la cartomanzia fu introdotta in Europa dalle carovane di zingari provenienti dall’Indostan, ma di fatto i gitani giunsero qui in occidente solo dal 1400, mentre è cosa certa che i Tarocchi fossero in uso qui da noi già da tempo. Papus e Court de Gebelin li collegarono al Libro di Toth, ascrivendo all’antico Egitto il merito della loro invenzione. Questa teoria deve molto all’opera di Ermete Trismegisto. Eliphas Levi sviluppò la teoria del legame con la Cabala ebraica, sottolineando come i numeri nel mazzo dei Trionfi abbiano corrispondenze importanti con le Sephirot del Keter cabalistico (accenno solo en passant a questa disciplina complessa, non me ne voglia il lettore).
Nel 1700 un commerciante di granaglie francese e noto indovino, tale Jean-Baptiste Alliette , disegnò e pubblicò i famosi Tarocchi di Etteilla. Non fu il primo “mazzo famoso”: molti altri lo precedettero, dipinti anche da mani illustrissime come i famosi “Tarocchi del Mantegna” (attribuitigli) o i “Visconti-Sforza”.

Proprio questi ultimi sembrano essere stati l’ispirazione per il mazzo dei “Tarocchi di Marsiglia”, il più usato nella cartomanzia. Uno dei primi mazzi attestati fu stampato nel 1650 da tale Noblet, ma uno dei più noti è senza dubbio il mazzo Burdel, 1751: lo stampatore aveva fatto aggiungere le sue iniziali alla lama del Carro e, cosa innovativa, il nome del Trionfo in francese (sgrammaticato) impresso su lato inferiore della carta, contrassegnandolo con un numero romano.

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Tre lame Visconti-Sforza del mazzo Pierpont-Morgan (l’imperatrice, il bagatto e l’eremita)

Come sono composti i Tarocchi? Sono un mazzo di settantotto carte complessive, suddivise in due gruppi di lame: i ventidue arcani maggiori, o Trionfi, e i cinquantasei arcani minori.
I Trionfi sono numerati dalla carta numero 1 (il bagatto) alla 21 (il mondo) ed includono il “jolly”, la lama numero 0 che rappresenta “il matto”. Rappresentano gli archetipi della vita e del comportamento umani.

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Tarocchi di Marsiglia del mazzo Burdel

Gli arcani minori hanno i quattro semi italiani, dal numero 1 al 10, e delle figure: il fante, il cavallo, la regina ed il re, uno per ciascun pittogramma. Ogni numero ha una sua valenza simbolica a seconda che sia bastoni, coppe, spade o denari: ecco il punto dove i cabalisti hanno innestato il collegamento all’impianto numerologico ebraico.

Di seguito la lista degli Arcani maggiori:

0. Il matto
1. Il bagatto
2. La papessa
3. L’imperatrice
4. L’imperatore
5. Il papa
6. Gli amanti
7. Il carro
8. La giustizia
9. L’eremita
10. La ruota della fortuna
11. La forza
12. L’appeso
13. La morte
14. La temperanza
15. Il diavolo
16. La torre
17. Le stelle
18. La luna
19. Il sole
20. Il giudizio
21. Il mondo.

Ogni Trionfo è dipinto in modo da portare in qualche centimetro quadrato di carta un patrimonio di simbologia e significati reconditi da far girare la testa. I Tarocchi sono stati persino definiti un libro a pagine slegate, in cui ciascuno di noi potrebbe leggervi la propria anima.
Al di là degli usi divinatori ed esoterici, queste carte sono anche un passatempo, un gioco che in Francia è noto come “Jeu du tarot” diffuso e praticato da molti.
Vi va di fare una partita con me?

Per approfondire:
“Kabbalah”di Gabriella Samuel, edizioni Oscar Mondadori;
“Il gande libro dei tarocchi” di Roberto La Paglia, edizioni Xenia;
“I tarocchi” di Antonia Mattiuzzi, edizioni Bur.

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