Alcuni cinefili incalliti avranno dato per scontato che oggi si voglia parlare di un film del 1954 con la bellissima Silvana Pampanini.
Invece De amore gallico desidera accompagnarvi alla scoperta di uno dei sexgate più intricati e sanguinosi della storia di Francia, risalente addirittura ai tempi del dominio diretto della dinastia capetingia.
Ricordiamo infatti che le casate reali francesi iniziarono con i Merovingi (da Meroveo), fu poi il turno dei Carolingi (con Carlo Magno) e poi arrivarono i Capetingi (capostipite Ugo Capeto). I rami cadetti di questa dinastia ne perpetuarono la discendenza: dapprima i Valois, indi i Borbone, per finire i D’Orléans.

Filippo il Bello, che governò la Francia dal 1285 al 1314, prese in moglie Giovanna di Navarra, da cui ebbe sette figli: Margherita, Luigi (futuro Luigi X detto l’attaccabrighe), Bianca, Filippo (futuro Filippo V detto il lungo), Isabella, Carlo (futuro Carlo IV detto il bello) e Roberto (che non fu né “futuro” né “detto” perché morì troppo presto).
Interessanti sono i matrimoni che i figli maschi di Filippo contrassero per la ragion di stato: Luigi si sposò con Margherita di Borgogna, Filippo e Carlo invece convolarono a nozze con due cugine di Margherita, Bianca e Giovanna di Borgogna, sorelle, che alla morte della loro madre ereditarono la regione dell’Artois, contribuendo così all’ingrandimento del regno.
Al tempo la vita di corte era ben lontana dall’offrire svaghi di sorta: di là da venire erano ancora i tempi di Versailles. Fu così che le tre cugine-sorelle-cognate iniziarono a darsi da fare per animare un po’ la routine di palazzo. Annoiate da vite coniugali insoddisfacenti se non addirittura inesistenti, fecero delle feste e delle occasioni mondane il centro delle loro esistenze, così come la moda: abiti sontuosi e provocanti, che potessero attirare l’attenzione dei cavalieri e dei cortigiani, dettagli coquin per portare del brio nei corridoi e nelle alcove, anticipando di secoli gli eccessi sartoriali per cui ricordiamo spesso Maria Antonietta, considerata la prima trendsetter della storia.
Fu questo comportamento malizioso e rilassato a far girare inizialmente delle voci poco lusinghiere nei confronti delle tre principesse.

Niente di troppo eccessivo, all’inizio, solo qualche commento imbarazzato per i corridoi. Il peggio arrivò quando la principessa di Francia Isabella, quintogenita di Filippo il Bello, tornò a Parigi per far visita alla famiglia da Londra, dove viveva in qualità di sposa del futuro Edoardo II d’Inghilterra. Il matrimonio tra i due non era dei più felici. Si presume che Edoardo II fosse omosessuale e che perciò Isabella soffrisse assai.
Una volta giunta a Parigi, dunque, vide in che stato versavano le unioni dei suoi fratelli con le rispettive consorti. Prese atto del fatto che codesti matrimoni non fossero più riusciti del suo, ma la gelosia scattò quando ebbe prova della vivacità e dell’allegria con cui le cognate allietavano le proprie vite amorose. Con ogni probabilità Margherita,

Bianca e Giovanna avevano ovviato alla mancanza d’amore coniugale trovandosi degli amanti appassionati tra i cavalieri parigini. Leggenda vuole che, durante uno dei balli dati in onore della visita dei due reali d’Inghilterra, Isabella notò che due giovani e aitanti cortigiani portavano alla cintura dei bei borselli finemente ricamati e molto somiglianti a quelli che lei stessa aveva donato alle cognate qualche tempo prima.
Niente di familiare, fin qui?
Non vi è tornato in mente nessun arcinoto snodo di una delle trame più conosciute della letteratura occidentale? A me sì: “I tre moschettieri”, capolavoro di Alexandre Dumas padre, e l’affaire dei puntali di diamante che la regina Anna dona al suo amante, il duca di Buckingham. Dumas deve aver ben preso ispirazione da questa faccenda, visto e considerato che compose anche un dramma teatrale sulla Torre di Nesle.
Chi erano questi due giovani agghindati con le borsette delle principesse? Si trattava dei fratelli Philippe e Gauthier d’Aulnay, i quali si ritiravano spesso e volentieri con Margherita e Bianca nelle stanze della torre di Nesle, sulla rive gauche della Senna.
Quello che succedeva nella torre di Nesle restava nella torre di Nesle.
Non proprio.
Isabella fece la spia al padre, il quale ordinò che si effettuassero delle indagini sulle nuore presunte adultere (tutte e tre).
La verità venne a galla: gli incontri amorosi extraconiugali avvenivano veramente nella torre di Nesle, ma, come sempre accade, furono dipinti coi colori tipici degli scandali. Orge e bagordi osceni degni di Semiramide, festini in cui le nuore reali diventavano delle meretrici dedite ai vizi più osceni.
Giovanna fu però assolta da ogni accusa, in quanto sembra che non avesse mai veramente tradito il marito, sebbene fosse stata complice negli incontri clandestini della sorella e della cugina. Margherita e Bianca finirono i loro giorni in ritiro dal mondo, come punizione estrema per l’adulterio perpetrato nei confronti dei rispettivi consorti.
I due amanti, i fratelli d’Aulnay, ebbero una sorte ben peggiore. Secondo le cronache di un contemporaneo, infatti, furono:
écorchés tous vivants sur la place publique. On leur coupa les parties viriles et genitales, et leur tranchant la tete, on les traina au gibet public où, dépoillés de toute leur peau, ils furent pendus par les épaules et les jointures des bras.

Poco dopo si esaurì anche il ramo principale dei Capetingi e il trono passò, come si è detto all’inizio, al ramo cadetto dei Valois.
Ma questa è un’altra storia e De amore gallico ve la racconterà un’altra volta.