Quando si abita in Francia, o più semplicemente ci si viene in visita, una cosa salta subito all’occhio dello straniero: la presenza ancora importante dei pagamenti par chèque, per assegno.
Negli esercizi commerciali non è raro trovare la specifica accanto alla cassa con cui il patron avvisa i clienti se i pagamenti per assegno sono accettati o meno. Allo stesso modo mi è capitato spesso di voler pagare con la carta di credito e di trovarmi di fronte un no secco perché “Nous n’acceptons que les payements par espèces ou par chèque.“
Fenomenologia di una tradizione tutta française. Ricordo con allegria gli aneddoti familiari riguardanti mia nonna che se andava a Roma in pompa magna a trovare la figlia (mia zia) negli anni ’90 e che voleva pagare ovunque con assegno: ristoranti, negozi, gioiellerie… La sua “mania per gli assegni” era oggetto di benevolo scherno in famiglia, perché in Italia, già vent’anni fa, gli assegni erano roba vecchia, che nessun esercizio commerciale avrebbe mai accettato.
Lo stesso mi pare sia avvenuto nel resto d’Europa: la carta di credito ha assunto un ruolo predominante tra i vari mezzi di pagamento, finendo per rendere la Francia la sola ed unica roccaforte dell’assegno. Non è un caso se i paesi anglofoni, detentori di un’egemonia linguistica senza pari nel mondo della politica, della finanza e dell’economia, abbiano mantenuto l’espressione francese per indicare l’assegno. Cheque senza accento sulla prima e è infatti la scrittura corrente usata in Gran Bretagna.
Gli etimologi però vogliono far risalire l’origine della parola al mondo degli scacchi (échecs in francese, chess in inglese). Vedere per credere l’Online Etymology Dictionary.
La storia dell’assegno è molto antica: forme di pagamento con firma furono utilizzate addirittura dai mercanti carovanieri della penisola arabica. In Italia, con la nascita delle banche a Firenze, Siena, Venezia e Genova, iniziarono a circolare le lettere di credito e i buoni del tesoro. L’invenzione assunse maggiore importanza con l’avvento del capitalismo che, ricordiamo, non nacque con la rivoluzione industriale (1700), bensì vide la luce con le compagnie di armatori e di commercianti marittimi olandesi nel 1600. Già si rischiava moltissimo trasportando essenzialmente merci, non stupisce molto che gli olandesi non ritenessero un’idea brillante mandare in giro per i sette mari un vascello pieno di monete d’oro.
La Francia, dal canto suo, iniziò a produrre assegni nel 1826 chiamandoli “mandats blancs“. Come dice il sito della banca BNP Paribas alla voce “Source d’histoire“:
Les chèques en France: une adhésion tardive mais ferme […]
La Banque de France émet ses premiers chèques en 1826, sous le nom de « mandats blancs ». Mais la véritable introduction du chèque en France, sous sa forme actuelle, date du 14 juin 1865. Cependant, avant la Première Guerre mondiale, très peu de Français l’utilisent.
En 1918, juste avant la fin des combats, le gouvernement crée le compte chèque postal pour diffuser plus largement le chèque grâce au réseau des bureaux de poste et éviter ainsi les paiements en espèces. Etienne Clémentel, ministre des Postes et Télégraphes, montre l’exemple et devient le premier titulaire d’un compte courant postal. […]
En 1966, seuls 17% des Français ont un compte chèque. En 1972, ils sont 62%. Cette évolution est liée au développement du paiement des salaires par chèque et à la liberté d’ouverture des guichets de banque à partir de 1967. Depuis, la France est l’un des plus gros utilisateurs de chèques au monde : plus de 3 milliards émis en 2010, soit près de 20% des paiements. Selon la Banque de France, le nombre moyen de chèques émis par habitant était de 43 en 2012.
Dunque nel corso del novecento gli assegni hanno acquisito sempre più importanza in Francia, tanto da essere tutt’ora il paese europeo che ne fa più largo uso.
Sebbene mi trovi in Francia da due anni, ci sono ancora questi piccoli aspetti della vita quotidiana che mi stupiscono ed incuriosiscono. Mi domando quante altre differenze inaspettate troverò nel corso del tempo.
Quanti di voi lettori di De amore gallico, se ve ne sono, sono Ritals? Quali sono le cose che vi provocano il cosiddetto cultural shock? Sono curiosa di sapere e di confrontarmi con voi.