Il secondo protagonista della vicenda Seznec si chiamava Pierre Quéméneur. Le fonti da cui attingo le notizie sono le medesime che trovate riportate nella parte 1.
Quéméneur nacque nel 1877, a Finisterre, da una famiglia di contadini. Nel 1903 la tenuta di famiglia fu venduta per acquistare uno stabile a Saint-Saveur, in cui i fratelli Quéméneur aprirono una rivendita di bibite. Il commercio sembrò subito essere la strada del giovane Pierre: vino, alcolici, carbone, legno… il suo scopo era solo uno, quello di migliorare la propria posizione sociale ed uscire dal ceto da cui proveniva. I suoi sforzi furono già ricompensati nel 1914, quando fu eletto consigliere municipale. Ma la strada per diventare ricco era ancora in salita. Fu così che decise di concentrarsi esclusivamente sul commercio di legname, scelta che si rivelò saggia allo scoppio della prima guerra mondiale, quando di legno ve ne era un enorme bisogno per la costruzione e la consolidazione delle trincee.
Può sembrare crudelmente paradossale, ma la Grande Guerra fu il colpo di fortuna della vita di Quéméneur. Alla firma dell’armistizio di Compiègne, l’11 novembre 1918, egli era un uomo oramai ricco e con una situazione finanziaria stabile: il suo commercio aveva dimensioni internazionali e si era potuto permettere l’acquisto di una lussuosa dimora che sembrava quasi un castello: Ker-Abri, su Lanerneau.

Con questa posizione sociale, tanto a lungo agognata, giunsero anche nuovi incarichi pubblici: ne 1919 fu eletto consigliere generale del Finisterre.
Quéméneur divenne un uomo conosciuto nella zona: accedeva a club importanti e mangiava in ristoranti di lusso, andava ad eventi mondani e circoli frequentati da medici, avvocati e membri della buona società. L’homo novus aveva realizzato il suo sogno, era finalmente “arrivato”. Intorno al 1920 prestò del denaro a suo cognato Jean Pouliquen per l’apertura di uno studio notarile, esattamente 160000 franchi. Ma, con un patrimonio stimato a due milioni di franchi, tale prestito non era che una sciocchezza!
Nemmeno il fisco, che gli chiedeva dei soldi per “benefici di guerra”, lo spaventava: tutto si sarebbe sistemato, ci si sarebbe messi d’accordo, specialmente dopo le elezioni del ’24, verso le quali Quéméneur nutriva un sentimento di fiducia, forte dell’approvazione popolare e della convinzione che, presto o tardi, un seggio da deputato sarebbe stato istoriato con una targhetta a suo nome.
Era questa la vita di Pierre Quéméneur quando, nel 1922, conobbe Pierre Seznec, col quale entrò presto in affari, subodorando una bella opportunità nel commercio delle automobili Cadillac lasciate in Europa dall’esercito americano alla fine della prima guerra mondiale.
Continua con il nodo principale della vicenda nel prossimo articolo.