Mentre stavo facendo ricerche per un articolo, mi sono imbattuta in questo fait divers. Un avvenimento così bizzarro da DOVER essere raccontato su De amore gallico.
In breve, le cose sono andate così: nel 1838, sulle Alpi francesi, una bambina di nome Marie Delex, di soli cinque anni, fu rapita da un’aquila mentre stava giocando con degli amichetti su di un pendio. Il rapace, di dimensioni fuori della norma, le piombò addosso e la afferrò con i suoi temibili artigli.

I suoi compagni gridarono e andarono in cerca di aiuto, ma tutto quello che i compaesani della piccola accorsi sul luogo della tragedia riuscirono a trovare fu solo una delle sue scarpette, che giaceva abbandonata sull’orlo di un burrone. Come riporta Felix A. Pouchet nel suo “L’univers. Le infiment grands et les infiniment petits” del 1865, il cadavere della bambina fu trovato due mesi dopo a soltanto un chilometro di distanza dal luogo della scomparsa.
Ora, le aquile più grandi e potenti del continente europeo, le aquile reali, che pesano tra i 3 e i 7 chili, sono in grado di agguantare e trasportare solo prede di medie dimensioni. Una bambina di cinque anni, per quanto rachitica, malnutrita o di bassa statura, costituisce un carico impossibile da trasportare per gli artigli e le zampe del rapace.
Eppure…
Misteri della criptozoologia. La bestia del Gévaudan manda i suoi cordiali saluti.
Già quando si vede cosa fanno i corvi in Provenza, immagino le aquile! (tratto dal mitico film: le quattro stagioni d’Espigoule)
Alex
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