Diario della quarantena, tra Dantès, crostate di ricotta e 'Memorie di Adriano'

Questo tempo denso e immobile chiamato quarantena, confinement, isolamento o come volete voi, è spunto per ogni sorta di riflessione.

Cerchiamo di combattere la stasi, affannandoci tra telefonate con la famiglia, videochiamate coi colleghi, tutorial per la pizza fatta in casa, Netflix, ‘aperichat’ con gli amici, musica dal balcone, applausi e televisione accesa ad oltranza. Ma tutto ciò non fa altro che allontanarci ancora di più e spingerci sul fondo di quel gorgo nero e soffocante che tutto risucchia chiamato solitudine.

Beata solitudo, sola beatitudo, recita l’adagio. La solitudine liberamente scelta è evasione e viaggio, rifugio per l’anima e sollievo per la testa. Quando imposta, invece, è una fortezza in mezzo ad un’isola lontana lontana. Alcatraz, il Castello d’If… e noi siamo novelli Edmond Dantès, alla convulsa ricerca di una via d’uscita o d’un abate Faria con cui condividere questo tempo appannato e uno scopo, seppur vago.

Ma se invece di ‘combattere’ la quarantena e di sentirla come un peso si iniziasse a considerarla un tempo prezioso che ci è concesso per far cose rimandate da anni o semplicemente sognate? Risistemare la libreria, ricatalogare i libri accumulati e ritrovarne di dimenticati, cambiare la disposizione dei quadri sul muro, spostare l’orientamento della scrivania, preparare una ricetta difficile e laboriosa, truccarsi da Cleopatra, imparare a memoria ‘Le rimembranze’ di Leopardi, guardare ‘Via col vento’, leggere ‘Il conte di Montecristo’, insegnare al proprio cane mosse e giochini divertenti, imparare le regole degli scacchi…

D’altra parte nei quattordici anni di prigionia, Dantès apprende molte cose dall’abate Faria: matematica, filosofia, lingue straniere… da giovane marinaio ingenuo e gentile uscirà trasformato in un colto, affascinante, oscuro gentiluomo che nessuno saprà riconoscere. Che questa quarantena possa essere un periodo di mutazione della nostra mente, in cui da bruchi ci raggomitoliamo in una crisalide di pensieri intrecciati, da cui usciremo fuori come fresche farfalle mentali? Magari!

Io, nel mio piccolo, approfitto di questo momento per affrontare un libro la cui lettura ho troppo a lungo rimandato. Ne ho sempre sentito parlare, lo ho sul comodino da qualche mese, ed ecco, lo sto finalmente leggendo. Ed è molto bello. Inizia con questi versi:

Animula vagula blandula

Hospes comesque corporis,

Quae nunc abibis in loca

Pallidula, rigida, nudula,

Nec, ut soles, dabis iocos…

Che questo confinement sia di breve durata per tutti, ma specialmente, che sia un tempo fruttifero e costruttivo. Restate a casa, fate la vostra parte nella lotta contro il virus, non uscite, chiudete la porta.

Ma aprite un libro.

Aprirete anche il cuore.

3 pensieri su “Diario della quarantena, tra Dantès, crostate di ricotta e 'Memorie di Adriano'

  1. Brava! Hai perfettamente ragione. Io lo farò. Sto leggendo in questi giorni,nelle ore in cui mio figlio Alberto ( quasi 4 anni), lo consente.

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  2. Condivido ogni parola. Ti ho conosciuto stanotte grazie alla mia curiosità per mia fortuna 🔮 e grazie a questo “momento” e ne sono felice. Grazie!

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