L’etimologia è… la genealogia delle parole! Lo scienziato etimologo traccia gli alberi familiari dei lemmi di una lingua e, così facendo, come un Poirot che dal suo sofà faccia lavorare le celluline grigie bevendo una cioccolata calda, risolve misteri semantici e scova i bandoli delle matasse, le fila di misfatti e delitti linguistici persi nelle nebbie della storia. Una cosa davvero eccitante!
Di seguito De amore gallico vi presenta alcune parole che ormai fanno parte della lingua italiana e che usiamo con larga disinvoltura, ma che hanno tracce più o meno evidenti di francese nel loro DNA. I termini qui spiegati li trovate, assieme a molti altri, nel libro ‘Perché ci piacciono le parole’, di Giorgio Moretti, co-fondatore, insieme a Massimo Frascati, e principale autore del sito ‘Una parola al giorno’. Lo potete acquistare qui insieme a molti altri libri di UPAG.
Bisturi: questa parola è letteralmente andata e ritornata. Deriva infatti dal francese bistouri, che anticamente designava un mero pugnale. La parola arrivò oltralpe tramite l’italiano settentrionale pistorino, che significava una lama forgiata a Pistoia. In effetti, la città toscana, durante l’età di mezzo, era famosa su scala internazionale per la manifattura di armi bianche. Tra le più conosciute e apprezzate c’era il pugnaletto fine e lungo detto ‘pistolese’. Come è scritto nel libro: ‘Passato in Francia attraverso il nord Italia, si è portato dietro il nome di Pistoia via via sempre più alterato, finché già nel Settecento non ha iniziato a rientrare col significato di coltello operatorio. Praticamente inimmaginabile’.
Silhouette: il famoso ritratto, essenziale e di gran gusto, ma anche la forma fisica da figurino dopo una dieta ferrea devono il loro nome a Monsieur Etienne de Silhouette, Controllore Generale delle finanze del Re Luigi XV. Visse tra il 1709 e il 1767 e tentò vanamente di arginare le spese folli del sovrano, che in quanto a lusso e amore per lo sfarzo non aveva niente da invidiare al suo predecessore, il Re Sole. Silhouette cercò di imporre tagli e tasse, si fece fama di radin e divenne subito antonomasia di uno stile sobrio, financo povero. Ecco perché i ritratti che andavano di moda all’epoca, in cui era tratteggiato solo il profilo della persona, vennero detti, per giuoco, portraits à la Silhouette. Insomma, un ritratto degno di un gran tirchio!
Galoppino: deriva dal nome di un personaggio delle chansons de geste medievali. Galopin era il messaggero, quello che correva di qua e di là per tutto il poema, destreggiandosi tra tante difficoltà grazie alla sua arguzia e alla sua vivacità. Di quel Galopin, oggi, al galoppino è rimasto solo l’esser pieno di faccende da fare, il correre in giro eseguendo tutte le mansioni meno apprezzabili per conto di qualcuno. Uno zerbino, un portaborse, un assistente tuttofare, insomma.
Omaggio: oggi siamo abituati ai cataloghi dei punti del supermercato, terminati i quali riceviamo pentole e stoviglie in omaggio, ma la nascita di questa parola ha una dignità ben più alta. Viene dal francese antico homage e deriva da… homme. Uomo. Non era un regalo, ma una cerimonia, quella durante la quale un signore assegnava un feudo ad un vassallo. Il nobile concedeva la terra, i privilegi e gli onori e il ricevente giurava davanti a Dio e agli uomini di essere suo fedele servitore, di essere il suo uomo e di mantenere il giuramento con tutte le sue forze.
Col tempo questa cerimonia così specifica, l’omaggio, passò a designare più in generale atti di ossequi e di deferenza, e quindi anche il dono che li accompagnava.
Sommelier: potremmo definirla la più francese di tutte le parole, visto che si attaglia ad un ruolo importantissimo nella cultura gallica, quello dell’intenditore di vini, colui che li conosce, li sa distinguere, gustare, giudicare, consigliare a chi, invece, non ci capisce un’acca. Ma sebbene sembri così terribilmente nobile, essa nasconde sotto gli strati ultra-chic delle etichette di vini pregiati un’origine umilissima. Propriamente significa ‘conduttore di bestie da soma’ e nell’antico provenzale si diceva saumalier. Somariere. Nelle corti itineranti del medioevo, in cui il re con lo stuolo di cavalieri, compagni d’arme, cortigiani e servitori andava in lungo e in largo per il regno, il somariere era nientemeno che un vero e proprio ufficiale, quello addetto ai bagagli di corte, un ruolo importante perché la logistica al tempo era cosa alquanto complicata. Quando poi i sovrani si stabilirono permanentemente nei palazzi e la rozza nobiltà medievale si trasformò nella raffinatissima corte dell’ancien régime, i somarieri abbandonarono armi e bagagli per trasferirsi nelle cucine e nelle cantine, occupandosi delle riserve di vino, di cibo e organizzando le squadre di coppieri, di camerieri, curando la tavola. Solo nell’Ottocento il sommelier si ritirò dal campo gastronomico, lasciando spazio allo chef nelle cucine e barricandosi in cantina, tra le botti e le bottiglie, per specializzarsi nell’ambito enologico.
Se questo argomento vi è piaciuto, vi invito ad iscrivervi alla newsletter di UPAG, Una parola al giorno: tutte le mattine col caffè vi arriveranno mail in cui una parola della nostra lingua verrà sviscerata, approfondita, commentata e analizzata con rigore scientifico, accuratezza storica e una buona dose di umorismo.
Un venerdì su due troverete anche una parola scritta da me, che curo il ciclo delle parole semitiche, termini della lingua italiana che affondano le radici nel deserto arabo o che sono fiorite tra le mura di Gerusalemme.
UPAG: il lampo è così grande e così piccolo è il lampone!
Che bello! Iniziare la settimana con queste scoperte ha un sapore particolare. Grazie buon proseguimento
"Mi piace"Piace a 1 persona