Maitresses illustri: la storia delle amanti dei re di Francia – parte 4

Eccoci giunti al quarto (e ultimo) capitolo sulle amanti dei re di Francia. Le reali alcove sono stati luoghi che han visto andirivieni notevoli, nei secoli. Riprendiamo il discorso, dunque, coi discendenti del Re Sole. Il gioco dinastico, coi Borboni di Francia, è stato molto intricato nel salto che da Luigi XIV ha portato all’intronizzazione di Luigi XV. Vediamo perché:

il primogenito del Re Sole era Luigi il Gran Delfino, dalla corporatura robusta e dallo scarso interesse politico. Pare esser stato un uomo mite e amabile, molto popolare tra i francesi, adepto della vita appartata e degli agi. Destinato a regnare sulla Francia alla morte dell’augusto padre, purtroppo il fato gli fu avverso. Figlio di re, nonno di re, la corona non gli cinse mai il capo, né poté deporre le reali terga sul trono. Morì infatti a poco meno di cinquant’anni per vaiolo. Uno dei suoi figli, Filippo, divenne capostipite della casata dei Borboni di Spagna, mentre il primogenito, che tanto per cambiare si chiamava Luigi, subentrò come Delfino alla morte del padre. Salvo poi morire anche lui prima del nonno Luigi XIV. Gran bel pasticcio. Per fortuna che, prima di tirare le cuoia, aveva regalato alla nazione un erede, il futuro Luigi XV. La corona di Francia, dunque, facendo due conti, passò da bisnonno a bisnipote. Le generazioni così, come un gelato alla crema…

Il Gran Delfino

Il Gran Delfino sposò Maria Anna di Baviera, sebbene inizialmente le nozze dovessero essere celebrate con Maria Luisa d’Orléans, sua cugina. Correva voce che i due fossero stati amanti, ma l’unione finì in un nulla di fatto. Dalla moglie ebbe i suoi eredi, che assicurarono continuità e stabilità ai Borbone. Le cose si fecero più interessanti alla morte della consorte. Rimasto vedovo, infatti, convolò a nozze con la sua amante di lungo corso, dama di compagnia di una delle sue sorellastre. Fu un caso dunque di matrimonio morganatico. La fortunata si chiamava Marie-Emilie de Joli Choin. Chi era costei? Non una gran bellezza, a quanto dicono le cronache. Di certo il suo nome compare in un intrigo poco pulito: quando infatti si era concessa come amante al Gran Delfino, Madame de Joli Choin intratteneva già una relazione con il Conte François Alphonse de Clermont-Chaste, un membro dell’entourage del Maréchal de Luxembourg.

Madame de Joli Choin

Luxembourg pare abbia consigliato a Clermont-Chaste di sposare Madame de Joli Choin, perché attraverso di lei avrebbe potuto esercitare una forte influenza nei confronti del Gran Delfino. Si dice che Madame de Joli Choin e Clermont-Chaste abbiano pianificato di concepire un bambino insieme da far passare per il figlio del Gran Delino. Purtroppo per loro il piano fu sventato, la corrispondenza che intrattenevano presentata al re e i due finirono esiliati dalla corte. Tuttavia, il legame tra Madame de Joli Choin e il Gan Delfino non fu spezzato, poiché alla fine i due convolarono davvero a nozze, generando pure un figlio che però morì all’età di due anni, sconosciuto e dimenticato.

Françoise Pitel

I due sposi abitavano nel castello di Meudon, lontano dalla corte, in cui ricevevano comunque il gran mondo: duchi e ambasciatori erano sempre invitati. Tuttavia Madame de Joli Choin rimase discretamente lontana dagli affari politici e non approfittò più della sua posizione esclusiva e privilegiata. Il marito, come abbiamo visto, morì giovane, a quarantanove anni. Da vedova ricevette una pensione e rinunciò all’eredità che il Gran Delfino le aveva destinato, vivendo virtuosamente e dedicandosi alle opere pie fino alla sua morte. Una maitresse davvero diversa rispetto a tutte quelle incontrate finora.

Ma non fu la sola amante di Luigi il Gran Delfino. Il figlio del Re Sole, infatti, indulse anche in un’altra relazione con l’attrice Françoise Pitel, meglio conosciuta al tempo col nome d’arte di Mademoiselle Raisin, nata nel 1662 e divenuta sua maitresse nel 1701. Da questa donna ebbe tre figlie e, quando il Gran Delfino morì, anche lei ricevette una pensione reale e non le mancò nulla. Una garanzia, insomma.

Come abbiamo visto prima, dal Gran Delfino passiamo a suo nipote, il re Luigi XV di Francia. L’epoca d’oro, l’era di due donne i cui nomi sono noti a tutti: Madame de Pompadour e Madame du Barry. La prima fu una grande influencer del suo tempo: politica, arti, moda, lettere, musica… ovunque lasciò il segno, anche grazie al suo mecenatismo e all’influenza che ebbe sul re. La seconda, di oscure origini, visse la parabola discendente della monarchia assoluta francese fino al Terrore.

Ma Luigi XV ebbe anche altre amanti, oltre alle due più conosciute. Vale la pena menzionare le sorelle de Nesle, cinque fanciulle bisnipoti di una delle famose sorelle Mancini, Ortensia per la precisione, le quali furono, se ben ricordate, amanti di Luigi XIV. Che cerchie ristrette, quelle delle alcove reali!
La maggiore delle sorelle de Nesle, Louise Julie de Mailly, fu la prima di esse a diventare la favorita del sovrano. Ma, una volta ottenuto lo status di amante ufficiale, la sorella minore, Pauline-Félicité, invitata ad un ballo a corte, sedusse il re, restando subito incinta. Approfittò largamente della situazione, assetata com’era di potere e desiderosa di accumulare ricchezze. Ciò comportò una grande antipatia generale nei suoi confronti che ebbe un triste esito. Quando morì dando alla luce un bambino che somigliava tantissimo a Luigi XV, le esequie furono turbate da una sommossa popolare durante la quale il corpo della tanto odiata amante fu profanato. Il fatto fu grave, scosse profondamente la corte. Ma gli intrighi e gli intriganti non andavano mai in vacanza, nemmeno di fronte a siffatte tragedie e, sebbene l’amante ufficiale fosse ancora la maggiore delle sorelle de Nesle, uno dei consiglieri del re, che per ragioni politiche voleva spodestarla da questo ruolo, presentò al sovrano la terza sorella, Marie Anne, vedova de la Tournelle.

Ella aveva già un amante, di cui era assai innamorata. Il sovrano, che la desiderava ardentemente, insieme ad altri cortigiani e politici interessati alla cosa, manipolò la giovane e fece in modo che venisse tradita, cosa che la portò, per vendetta, a concedersi a Luigi XV. Non contenta di essere un’amante qualsiasi, si assicurò che la sorella maggiore perdesse ogni ruolo a corte (cosa che portò Louise Julie a chiudersi successivamente in un convento), e si appropriò della sua nuova posizione con astuzia e strategia. Seguì il re nelle sue campagne belliche e, nella città di Metz, fece costruire una galleria coperta che collegava i suoi alloggi con gli appartamenti del re. La relazione dava scandalo, addirittura il sovrano progettava di affidarle l’educazione della futura Delfina di Francia, Maria Antonietta… ma il progetto non si concretizzò mai: Marie Anne morì a ventisette anni per una peritonite che molti presero per un avvelenamento.

Una quarta sorella de Nesle ebbe l’onore di condividere il letto con il re, e fu Diane-Adélaide. La sua relazione col sovrano fu passeggera e intermittente, meno intensa e acclarata rispetto a quelle intessute col re dalle sue tre sorelle. Nondimeno andava menzionata per l’eccezionalità di questa situazione che vide coinvolte quattro sorelle su cinque in intrighi e capriole tra le lenzuola di Luigi XV.

Veniamo ora alle due donne più conosciute dell’epoca, le due amanti che hanno davvero segnato la storia del regno di questo sovrano, nonno dello sfortunato Luigi XVI…

Jeanne-Antoinette Poisson, marchesa di Pompadour, ebbe accesso alle più alte sfere della nazione francese grazie agli affari paterni. Nata nel 1721, non si sa con certezza chi fu il genitore naturale della piccola Jeanne-Antoinette. François Poisson, infatti, era spesso in viaggio per lavoro (collaborava coi Fratelli Pâris, fornitori dell’armée, ed era anche furiere del duca di Orléans), e la moglie era amante di numerosi nobili e influenti personaggi. Comunque risulta che Jeanne-Antoinette fu sempre ‘protetta’ in modo particolare da uno degli innamorati della madre, l’intendente generale delle imposte De Turnehem. Fu educata nel convento delle Orsoline e, quando François Poisson fu esiliato ad Amburgo per appropriazione indebita, insieme alla madre iniziò ad andare in certi salotti bien-frequentés e ricevette l’educazione migliore grazie alle cure del De Turnehem.

La giovinetta eccelleva nelle arti: danza, canto, recitazione. Aveva un gusto squisito per la letteratura, la pittura e l’architettura, un occhio infallibile per la moda. Tutte cose che contraddistinsero il suo ‘regno a Versailles’, tutti campi in cui la sua influenza ebbe esiti felicissimi (cosa che non può essere detta per la politica). Il matrimonio della giovane, bella e affascinante, fu combinato sempre dal De Turnehem. Convolò a nozze con il figlio del tesoriere della Zecca, Charles-Guillaume Le Normant d’Étiolles.

Madame de Pompadour

Da lui ebbe una figlia, Alexandrine, e, grazie alla posizione acquisita con il matrimonio, iniziò a frequentare i salotti più prestigiosi, conoscendo gente del calibro di Voltaire, Montesquieu, Marivaux… tutti soggiogati dal suo fascino, dalla sua cultura e dalla sua intelligenza. Non fu l’unico vantaggio procuratole da questa unione col figlio del tesoriere della Zecca. Infatti andò ad abitare al Château d’Étiolles, il cui posizionamento era estremamente interessante: stava proprio dalle parti di un castello da poco acquistato dal re di Francia. Chissà che sarà successo in quelle passeggiate nei parchi, in quelle battute di caccia…

Il marito di Jeanne-Antoinette fu prontamente spedito in viaggio d’affari e la giovane fu subito invitata alla festa di nozze del Delfino. Il dado era tratto.
Al marito fu dato un incarico prestigiosissimo in contropartita e Jeanne-Antoinette divenne amante ufficiale del re, stabilendosi a Versailles, in un appartamentino comodo che fu preludio del castello di Arnac-Pompadour, dono del re, grazie al quale la nominò Marchesa di Pompadour.

Iniziò così il ‘regno della Pompadour’, che durò vent’anni. E se non rimase amante fissa, specie verso la fine, quando il re si dedicò ad altre conquiste, esercitò di fatto un’influenza politica ed ebbe un ascendente tale sul re che fu considerata la reale regina di Francia. Ovviamente la vera sovrana, la principessa polacca Maria, e i figli legittimi del re capitanarono un partito anti-Pompadour che però non riuscì a spodestarla. In molti cercarono di ricoprirla di ridicolo, componendo poemi satirici e ostacolandola in ogni modo. Sebbene la vita a corte non fosse facile (pare che gli aborti che le impedirono di dare figli illegittimi al re fossero dovuti allo stress delle campagne anti-Pompadour), mantenne rocciosamente la sua influenza sul re, tanto da prendere parte all’orchestrazione di una tregua tra la Francia e l’Austria che, nel tempo, condusse al matrimonio del futuro Luigi XVI con Maria Antonietta. Si vendicò puntualmente degli sgarbi di cui fu vittima, operò dietro le quinte della corte, manipolò cortigiani e politici, senza imbarazzarsi per i metodi utilizzati.

Madame de Pompadour
Madame de Pompadour con l’Enciclopedia

Madame de Pompadour portò il teatro a Versailles, patrocinando rappresentazioni quasi quotidiane. Fu mecenate e protesse la pubblicazione dell’enciclopedia, influenzò la moda, le porcellane, l’architettura, la cucina. Amò lo champagne, il tartufo… insomma, ci fu un vero e proprio style à la Pompadour che si sviluppò per tutta la prima metà del XVIII secolo.

Morì a 42 anni, probabilmente per tubercolosi aggravata da una congestione polmonare, con grande dolore del re, che aveva perduto la sua antica amante, divenuta amica, confidente e consulente politica. Tristi furono le parole che dedicò al suo feretro, sotto una pioggia battente che impedì un cerimoniale fastoso per le esequie:

Ecco qui i soli omaggi che ho potuto renderle.

Voilà les seuls devoirs que j’aie pu lui rendre.

Fu così che, trascorso il lutto per questa figura importante, il re trovò consolazione tra le braccia di Madame du Barry. Una popolana, discendente di un rosticciere, di padre ignoto, di madre caduta in disgrazia… perfino per un’amante era un profilo troppo equivoco! Ma la scalata al potere di Marie-Jeanne Bécu iniziò quando entrò a servizio di una ricca vedova di un esattore generale. Entrata in contatto con il mondo borghese, imparò come comportarsi e come parlare. Ciò le fu molto utile quando divenne commessa nella boutique ‘A la toilette‘. Lì entrò nel milieu de la mode, che le permise di accedere ad alcuni salotti. Bella, intelligente e spigliata, divenne presto l’amante di un uomo influente: il conte du Barry-Cérès. Fu lui a presentarla ufficiosamente a corte. Il re fu subito incantato dalla bellezza della giovane e dalla sua ars amandi. Andava assolutamente fatta una presentazione ufficiale, senza la quale ella non sarebbe potuta diventare la sua amante en titre. Era necessario, perché ciò accadesse, che la giovane fosse anche maritata. Detto fatto, il du Barry la diede in sposa al fratello, il quale, complice della cosa, intascò una bella somma e se ne tornò a casa sua, lasciando la sposa a Versailles, amante sia del fratello che del re. Diventata contessa du Barry, Marie-Jeanne fece il suo ingresso trionfale a corte.

Madame du Barry

Non fu un’amante che influenzò la politica. Cercò di compiacere più persone possibili, non intraprendendo vendette o ritorsioni verso il partito che le si opponeva a corte. Malgrado ciò, non ebbe vita facile, poiché furono diffusi libelli pornografici su di lei, fu calunniata e derisa in ogni modo, attraverso canzoni e opuscoli. Perfino la nuova Delfina, Maria Antonietta, da poco arrivata a corte, le fu ostile, perché era stata consigliata di evitare ogni coinvolgimento con la maliarda amante. Insomma, sebbene la tattica scelta dalla giovane du Barry fosse di farsi meno nemici possibili grazie al suo carattere, apparendo innocua e leggera, non funzionò molto bene.

Il regno di Madame du Barry fu di breve vita rispetto a quello di colei che l’aveva preceduta. In soli cinque anni, però, riuscì a fare opera di mecenatismo. Anche Voltaire cadde vittima del suo fascino e, come aveva celebrato madame de Pompadour, così dedicò versi alla nuova amante reale. La moda le fu debitrice (non dimentichiamo che aveva iniziato proprio la sua scalata in quell’ambiente lì) e anche le arti francesi.

Madame du Barry

Purtroppo, la morte per vaiolo di Luigi XV, avvenuta nel 1774, significò la sua caduta in disgrazia. Odiata profondamente a corte, fu esiliata in un convento dove rimase per un anno, vittima di una falsa corrispondenza che le fu imputata dal partito a lei ostile. Fu liberata e riuscì a farsi restituire l’usufrutto di un castello che le era stato concesso dal sovrano. Abitò piacevolmente in quel maniero, a Louveciennes, intessendo amori (specie col duca di Cossé-Brissac), amicizie prestigiose e godendosi la vita fino allo scoppio della rivoluzione.

Bersaglio ideale dei rivoluzionari, sospettata di essere una spia dei monarchici in esilio in Inghilterra, derubata dei suoi gioielli (una storia degna di un altro articolo), fu dichiarata nemica della rivoluzione, arrestata e ghigliottinata l’8 dicembre 1793. Aveva cinquant’anni. Non lasciò figli.

Di figli illegittimi, invece, Luigi XV ne ebbe diversi, tutti avuti dalle amanti meno note. I legittimi, datigli dalla moglie, la regina Maria, furono altrettanto numerosi, ma il trono, come era accaduto per lui, non andò al primogenito, morto anzi tempo. Fu uno dei nipoti, Luigi Augusto, ad essere incoronato sovrano di Francia. Sappiamo tutti come è andata a finire.

Maitresses illustri: la storia delle amanti dei re di Francia – parte 3

Eccoci arrivati al terzo e penultimo capitolo sulle amanti illustri dei re di Francia, un viaggio indiscreto nelle alcove dei sovrani fino alla Rivoluzione.

Siamo alla fine del regno di Enrico di Navarra l’ugonotto, colui che mise fine alle guerre di religione convertendosi al cattolicesimo, sposando la principessa Margot eccetera eccetera. Dalla seconda moglie, Maria de’ Medici (la seconda italiana a salir sul trono di Francia), ebbe diversi discendenti, tra i quali spicca il Delfino di Francia, Luigi, che sarebbe diventato re col nome di Luigi XIII, il Giusto. Se vi pare di conoscerlo un po’, non vi state sbagliando: compare infatti ne ‘I tre moschettieri’, romanzo in cui fa la figura dello scemo cornuto, poiché la moglie, Anna d’Austria, ha intessuto una liason con il Duca di Buckingham, al quale ha donato i famosi ‘puntali di diamanti’. Il re s’appoggia moralmente e politicamente al Gran Cardinale Richelieu, arcinemico – insieme alla sua accolita Milady – dei nostri amati eroi Athos, Porthos, Aramis e D’Artagnan.

La figura di Luigi XIII è un po’ controversa per quel che riguarda la sua relazione con le donne. Era un uomo pio e devoto e sembra aver aborrito le mollezze tipiche delle corti reali. Nondimeno la storia ha registrato due amanti che hanno diviso il talamo del re con la consorte Anna: Marie de Hautefort e Louise de LaFayette.

Marie de Hautefort

La figura di Marie è estremamente interessante: soprannominata ‘L’aurore’, ella fu dapprima fille d’honneur della regina madre. Bionda, educata, altera, quando era di cattivo umore sembra che fosse una vera e propria peste. Divenne dama di compagnia della regina Anna per volere del re, che cacciò dalla corte Madame de Fargis, la quale ricopriva quel ruolo ed era sospettata di agire come spia per conto degli spagnoli. Durante questo periodo tra i due sembra essere nato una sorta di idillio, di intimità, tanto che, nei momenti di malumore di Marie, il re la chiamava ‘La créature’. Alcuni storiografi dicono che la relazione tra il re e Marie fosse del tutto platonica, altri invece affermano che consumassero anche carnalmente il loro amore. Una cosa è certa: quale che fosse la natura della relazione tra il sovrano e la cortigiana, il re non aveva fatto i conti con un’eventualità che avrebbe potuto mettergli i bastoni tra le ruote, come effettivamente accadde.

Louis XIII in un dipinto di Champaigne conservato al Louvre

La regina Anna, infatti, che non nutriva gelosia alcuna nei confronti del consorte, e la giovane Marie divennero grandi amiche. Marie fu alleata e complice della sovrana, riuscendo ad evitarle dei guai seri quando una lettera di Anna destinata alla Spagna fu intercettata dal cardinale Richelieu: la giovane dama si travestì da uomo, penetrò nella Bastiglia dove era stato incarcerato il portalettere, riuscì a consegnargli una missiva della regina contenente la versione dei fatti che andava data alle autorità dell’interrogatorio e tutto l’intrigo fu salvo, il portalettere e la regina scagionati da ogni accusa. Ma il re, che aveva scoperto la lealtà totale di Marie alla moglie, decise di interrompere il rapporto romantico con la De Hautefort, passando ad un amoretto con Louise de LaFayette. La liason con quest’ultima durò fino a che la donna non decise di prendere i voti. Fu allora che il re tornò da Marie, per poi morire nel 1643.

Marie de Hautefort fu esiliata dalla corte: i tempi e la fortuna erano cambiati. Il giovane delfino, il futuro Luigi XIV, trascorse l’infanzia e la giovinezza sotto la reggenza di sua madre e del Cardinale Mazarin. Marie si sposò col duca e maresciallo di Francia Charles de Schomberg, col quale visse in estrema neutralità durante tutto il periodo della Fronda. Dopo dieci anni di matrimonio, il duca morì, lasciando Marie vedova a Parigi, dove prese a frequentare i salotti più esclusivi e dove ritornò nelle grazie della regina Anna, la quale ne lasciò un ricordo pieno di affetto nella lettera testamento destinata al figlio, Luigi XIV. Il Re Sole, dal canto suo, fu sempre affezionato a questa nobildonna che tanto aveva fatto per sua madre.

Il Re Sole in uno dei ritratti più famosi

Arriviamo quindi al grande, mitologico, leggendario, irripetibile Re Sole, il pazzo visionario che fece costruire Versailles, l’accentratore, l’uomo di guerra e di etichetta, il re che cambiò le sorti della Francia con la politica assolutistica e il lunghissimo regno. Il suo letto era una piazza parecchio trafficata. Andiamo dritti al punto e facciamo l’elenco delle dames di cui parleremo: la prima è Enrichetta Anna d’Inghilterra, poi c’è la Duchessa de la Vallière, seguta dalla Duchessa di Montespan. Viene poi la Duchessa de Fontanges che lascia il posto successivamente alla Marchesa di Maintenon. Menzione speciale alle due italiane, le sorelle Mancini, nipoti di Mazarino note come Les Mazarinettes, che incantarono il Re Sole.

Louise de la Vallière iniziò la sua carriera di nobildonna come damina di compagnia delle cugine del Re Sole (le figlie di Gaston, fratello di Luigi XIII) presso il castello di Blois. Affetta da zoppia sin da piccola, questo difetto non toglieva nemmeno un grammo di bellezza alla giovane, la quale aveva la pelle di straordinario candore, gli occhi cerulei e i capelli di un biondo chiarissimo. Da Blois passò poi alla corte di Fontainbleau, presso la cognata del re, Enrichetta Anna d’Inghilterra.

Louise de la Vallière

Costei, sebbene fosse sposata al Duca d’Orleans, fratello del sovrano, era l’amante del re. Sia la regina Maria Teresa che la regina madre Anna le intimarono di interrompere questa liason. Ma Enrichetta Anna, credendosi più furba di tutti, escogitò un piano secondo il quale il re avrebbe dovuto fingersi innamorato di una delle sue dame di compagnia, cosa che avrebbe dato minor scandalo di una relazione tra cognati, e invece passare il tempo con lei. Fatto sta che il re si innamorò per davvero della dama di compagnia prescelta come specchietto per le allodole! Louise, che allora aveva diciassette anni, stregò il re. Fu molto odiata a corte. Il ministro delle finanze, Fouquet, tentò di convincerla a rompere la relazione col sovrano a suon di danari, ma il tentativo di corruzione fu denunciato da Louise al re, il quale ordinò al moschettiere D’Artagnan l’arresto immediato del politico. Louise al tempo della liason fu alloggiata in un relais de chasse del re, al fine di evitarle noie con la regina madre e la regina stessa. Lei e il re ebbero almeno cinque figli insieme, gli ultimi due dei quali sopravvissero fino all’età adulta e furono riconosciuti dal sovrano. Caduta in disgrazia presso il re, che non l’amava più preferendole Madame de Montespan, la quale lo aizzava contro la sua ex-amante, si ritirò presso il convento delle carmelitane del faubourg Saint-Jacques, dopo aver chiesto il perdono della regina Maria Teresa.

Occupiamoci ora di Madame de Montespan, da molti soprannominata la VERA regina di Francia. L’influenza che esercitò sul re fu estremamente potente, durante la loro lunga relazione, iniziata nel 1667 e terminata con la sua caduta in disgrazia a causa dell’affaire des poisons, di cui trovate un esaustivo resoconto qui e qui.

Madame de Montespan

Nata nel 1640 nella famiglia antichissima e nobilissima de Rochechouart, entrò a corte dapprima come dama di compagnia della cognata-amante del re, e in un secondo momento della regina Maria Teresa. Sposò il Marchese di Montespan e incantò il suo entourage con bellezza e spirito arguto. Di fatto pare che la Montespan non sia diventata per caso amante del re. Era una posizione a cui lei ambiva profondamente e si adoperò in ogni modo per ottenere il titolo di favorita ufficiale, cosa che accadde durante un ballo avvenuto nel 1667. Il re l’adorava e lei si circondò di un’accolita di intellettuali e amici utilissimi per esercitare il suo potere a Versailles. Era anche una influencer di moda molto seguita, tanto che alcune delle tendenze da lei inaugurate continuarono ad imperversare ben dopo la sua caduta in disgrazia. Il sovrano l’amava così tanto che spesso se la portava appresso durante le campagne belliche, lasciando la regina Maria Teresa a Versailles da sola.

Ebbero sette figli, solo quattro dei quali riuscirono a diventare adulti. Quando scoppiò lo scandalo dei veleni il rapporto col re si avviò verso un declino irreversibile, fino a che nel 1691, quando già da tempo non era più la maîtresse-en-titre, si ritirò a vita religiosa e di penitenza. Morì a sessant’anni.

Angélique de Fontanges

Dopo aver amato la Montespan, il re si prese una passione per Angélique de Fontanges, nobildonna dalla chioma rossiccia e dalla pelle bianchissima che era a corte come dama di compagnia della cognata del sovrano, la principessa palatina Elisabetta Carlotta, seconda moglie del Duca di Orléans. Sebbene fosse un’incantevole fanciulla, il suo spirito e la sua arguzia non erano altrettanto affascinanti, e il re si stancò presto di lei, che morì, poveretta, dopo aver dato alla luce un figlio morto. Si sospettò che la Montespan l’avesse avvelenata per gelosia. Chissà… in ogni caso, morta la Duchessa de Fontanges, il re si consolò presto con un’altra, famosissima amante.

Si trattava di una certa Madame de Maintenon, nata Françoise d’Aubigné, che non fu propriamente sua maîtresse, bensì sposa morganatica. Entrò a corte da giovane vedova di un noto intellettuale e poeta del tempo, Paul Scarron. Il primo marito le aveva dato la possibilità di frequentare le persone più colte ed interessanti di Parigi, cosa che le permise di affinarsi culturalmente e di elevare le proprie maniere. Aveva un tocco magico coi bambini, amava moltissimo occuparsene e forse per questa sua dote naturale con gli infanti entrò a corte come governante dei figli che Madame de Montespan partoriva nel tempo e che erano frutto della sua relazione col Re Sole.

Madame de Maintenon e due principini

Fu proprio la sua capacità coi bambini che la fece brillare agli occhi del sovrano. I principini adoravano Françoise, la consideravano la loro vera madre, a differenza di Madame de Montespan, che invece era fredda e distaccata. Addirittura accadde che uno dei figli del re e della Montespan, affetto da zoppia, riuscisse a guarire e a camminare da solo dopo una lunga cura termale per la quale Françoise aveva lungamente insistito e a cui la Montespan si era opposta. Quale vittoria morale fu per la vedova Scarron ritornare a corte accompagnata dal principino che camminava da solo senza bisogno d’aiuto!

Gli anni passarono, Fransoise intanto era diventata Marchesa di Maintenon e aveva acquistato un gran domaine con un castello. Lo scandalo dei veleni si era abbattuto sulla Montespan, la regina Maria Teresa era morta. Al re non restò che sposare morganaticamente Françoise de Maintenon, madre adottiva amatissima di tutti i principini e le principessine avute dal re al di fuori del matrimonio con la regina. Fu così che in una cerimonia privata tenutasi nell’ottobre del 1693 convolarono a nozze. Sembra che Madame de Maintenon sia stata l’ultima donna con cui il re sia più andato a letto. Con lei a Versailles giunse un periodo di maggior rigore e morigeratezza, durante il quale riuscì ad influenzare il re nella sua politica con la Spagna. I due non ebbero figli, ma va anche detto che al momento del matrimonio morganatico in re aveva 45 anni e la Maintenon 48, per cui il tempo di procreare era passato da tempo per entrambi.

Come già accennato, tra i vari amoretti passeggeri di Luigi XIV si annoverano anche due delle cinque sorelle Mancini, nipoti del Mazarino, Maria e Olimpia. Quest’ultima sembra esser stata colei che suggerì a Enrichetta Maria di usare Louise de La Vallière come paravento per la sua storia d’amore col re. Inoltre fu invischiata nello scandalo dei veleni…

Insomma, al tempo si conducevano vite ricche di intrighi a corte. I costumi erano parecchio dissoluti e, va da sé, le malattie sessualmente trasmissibili affliggevano le reali alcove ben più di quanto si sia detto. Se siete curiosi e volete dar sfogo a quel gusto dell’orrido che si cela in ognuno di noi, cercate notizie sullo stato di salute di Luigi XIV… da far venire i brividi!

Continua nel prossimo articolo, l’ultimo della serie sulle maitresses royales.

Maitresses illustri: la storia delle amanti dei re di Francia – parte 2

Saliamo nuovamente sulla macchina del tempo, direzione le alcove dei re di Francia. Dopo la relazione di tutta una vita che vide Caterina de’ Medici tradita in favore di Diana di Poitiers, concentriamoci su Carlo IX, uno dei figli della regina nera, che fu sovrano dal 1560 al 1574.

La donna con cui visse una storia d’amore torrida e duratura, la sua unica amante di cui si abbia notizia, fu una dama conosciuta per la grande bellezza e lo spirito vivo e acuto: Marie Touchet, figlia del signore di Beauvais e Quillard, ugonotto, consigliere a corte. Aveva la pelle fine, i capelli molto folti e di un nero corvino, gli occhi più grandi della media. Una vera bellezza, della quale era ben cosciente, tanto che si dice abbia affermato, nell’osservare il ritratto della promessa sposa del suo amante: ‘Non la temo affatto.’

Pare che l’incontro tra i due sia avvenuto durante le rispettive adolescenze, in occasione di una caccia organizzata durane un viaggio in giro per il regno, e che l’amore sia durato per tutta la vita. Purtroppo le fonti che riportano notizie su di lei sono poche, per la maggior parte letterarie o artistiche (e quindi molto romanzate), ma si sa che il re e la giovane usavano incontrarsi di nascosto, in un casino di caccia, cercando di tenere all’oscuro la madre di lui, che disapprovava questa relazione. Nonostante i tentativi di vivere il loro divorante amore in sordina, Caterina de’ Medici venne a conoscenza della liason grazie alla sua rete di agenti segreti e fece in modo di allontanare i due amanti.

Il loro legame, invece, era così forte che né la distanza né tantomeno il matrimonio combinato tra Carlo IX ed Elisabetta d’Asburgo riuscirono a spegnere la fiamma che li univa. Ebbero anche due figli: uno morì in fasce, il secondo, invece, battezzato col nome del padre, divenne duca di Angoulême. Purtroppo, però, il destino aveva altri piani, per i due amanti e per la Francia: Carlo morì nel 1574, un anno dopo la nascita del secondo figlio.

Maria Touchet, dunque, dovette sposarsi, alla fine. Nel 1578 convolò a nozze col governatore d’Orléans, al quale diede due figlie, anche loro future maitresses royales. Morì a Parigi nel 1638, ma la sua figura ha continuato a vivere nelle opere di grandi scrittori quali Dumas, Rivet e de Balzac.

Con la morte di Carlo IX fu il fratello Enrico che ricevette la corona e il fardello della nazione. Passato alla storia col nome di Enrico III, egli fu l’ultimo sovrano della dinastia dei Valois a sedere sul trono di Francia. Durante il suo regno ci fu quella che viene ricordata come la Guerra dei Tre Enrichi e che vide fronteggiarsi da una parte il re, Enrico di Valois, dall’altra Enrico di Navarra l’ugonotto e dall’altra ancora Enrico duca di Guisa, partigiano cattolico, pari di Francia e grande personalità politica del tempo.

Ma lasciamo la guerra ai condottieri: a noi ci interessano gli amori. E questo Enrico qui ne ebbe a bizzeffe. Innanzi tutto dobbiamo ricordare i famosi Mignons, che non sono gli esserini gialli con gli occhiali che piacciono tanto agli infanti, ma i favoriti del re. Qui dobbiamo fare una piccola digressione sui costumi di Enrico: allevato ‘all’italiana’, per gli standard dell’epoca i suoi modi erano molto effemminati, quasi debosciati. Era un grande amante della moda e delle arti, un uomo colto e di gran gusto. I contemporanei videro di cattivo occhio i suoi atteggiamenti e forse è questo il motivo per cui la storia ha tramandato racconti equivoci a proposito del re e dei suoi favoriti. Certo, è possibile che il re avesse tra i Mignons anche degli amanti, nel qual caso non sarebbe stato né il primo né l’ultimo re ad avere un orientamento sessuale di più ampio raggio, ma gli storici non sono tutti concordi in merito a questo punto. Non sapremo mai la verità, ma che importanza ha? A me piace pensare che alla corte di Parigi Enrico III se la sia spassata alla faccia di tutti e nei modi che più gli aggradavano.

Tra i vari sollazzi, comunque, egli aveva anche gli incontri galanti con alcune dame, la più nota delle quali fu la bionda e avvenente Maria di Clèves. Ella non ebbe mai il titolo di favorita. In realtà nessuna delle amanti di Enrico III godette mai di tale ufficializzazione, ma la fitta corrispondenza che il re intrattenne con la belle Marie è ancora oggi testimonianza di un amore bruciante che li legò per quattro anni. Diventato re, Enrico sperò addirittura di far annullare il matrimonio della sua dulcinea per poterla portare lui all’altare, ma il suo sogno si infranse sugli scogli del destino: Maria morì dando alla luce un figlio nel 1574. Fu così che Enrico sposò una sosia della sua amante perduta, Luisa di Mercoeur. Questo matrimonio non aveva importanza politica particolare, ma si rivelò un’unione molto riuscita, perché pare che i due coniugi si siano amati sinceramente e appassionatamente.

Ovvio, l’amore coniugale non impedì al re di coltivare altre avventurette par ci et par là. Tuttavia le visse in grande discrezione per non mancare di rispetto alla sua sposa. Si segnala anche una supposta liason con una meravigliosa figura storica, la cortigiana veneziana Veronica Franco, la cui vita meriterebbe un articolo dedicato a lei esclusivamente.

Morto Enrico III, per farla davvero breve, il regno passò nelle mani del cognato, l’ugonotto Enrico IV che aveva sposato la principessa Margot (con tutto quel che segue, notte di San Bartolomeo inclusa). Si disse che in fondo Parigi valeva bene una messa, si convertì, e con lui la dinastia dei Borboni inaugurò la sua epoca d’oro, arrivando successivamente a regnare su mezza Europa.

Che dire di costui? Il matrimonio con la principessa Valois fu annullato (e la storia della povera Margot, tragica e mozzafiato, è stata oggetto di tanti racconti e romanzi storici vergati dalle migliori penne della letteratura). Riconvolò a nozze, portando nuovamente la famiglia De’ Medici sul trono. La sua seconda moglie, infatti, altri non era che Maria De’ Medici, la quale gli diede ben sei figli. Non fu un marito fedele: le avventure galanti gli guadagnarono il soprannome di vert galant. In italiano potremmo tradurlo come ‘volpone d’argento’, cioè un vegliardo parecchio arzillo, specie per quanto riguarda le attività del talamo. Sue maitresses furono Gabrielle d’Estrées, nota per essere ritratta nel dipinto della scuola di Fontainbleau ‘Gabrielle d’Estrées e sua sorella al bagno’, in cui l’una pizzica il capezzolo dell’altra, le sorelle Catherine Henriette de Balzac e Carlotta di Essart, entrambe figlie di quella Marie Touchet che aveva amato Carlo IX, e anche Giacomina di Bueil, una dama che gli diede un figlio.

Di queste quattro favorite, vale la pena discutere di alcune cose: una delle più celebri, Gabrielle d’Estrées, ebbe il merito di influenzare Enrico nell’abiura della fede ugonotta. Ella era una fervente cattolica e il suo ascendente sul re deve aver giocato un ruolo di primo piano in questa vicenda. Era una donna di grande spirito, molto intelligente, abilissima oratrice e lo amava con trasporto sincero. La sua capacità diplomatica e il suo discernimento le valsero un riconoscimento molto importante per una donna di quel tempo: un posto nella camera del consiglio del re. Quando Enrico ottenne l’annullamento delle nozze con Margot, si fidanzò con la sua amante, la quale però, forse a causa di un avvelenamento, morì anzitempo subito dopo un parto drammatico, durante il quale anche il bambino spirò. Il re portò a lungo il lutto per la sua favorita, una cosa senza precedenti a corte.

Tempo dopo, quando le trattative per il matrimonio con Maria de’ Medici erano già in corso, fu Catherine Henriette a soggiogare col suo charme il sovrano. In realtà la loro storia d’amore si trasformò in una relazione d’odio per dissidi su benefici e titoli che la donna desiderava per sé e, soprattutto, per il riconoscimento di uno dei figli della coppia come Delfino di Francia. Ella partecipò anche ad un complotto ai danni del re che fu sventato, ma la sua reputazione restò macchiata e, alla morte di Enrico, fu bandita dalla corte.

Possiamo davvero dire che la fine dei Valois e l’ascesa dei Borbone furono davvero roventi, sia sul campo di battaglia che nella camera da letto.

Ma non finisce qui! Il meglio deve ancora venire. A presto con la terza parte di questo excursus storico nelle reali alcove di Francia!