Pasqua: niente colombe, qui solo galli (e pochissime campane)

La ricorrenza più importante nella tradizione ebraico-cristiana è la Pasqua: il capro espiatorio viene immolato, il popolo in schiavitù è liberato, all’umanità sono rimessi i peccati ed essa è testimone della resurrezione della carne.

In Italia siamo abituati a vivere le ricorrenze religiose come un dato di fatto. Che sia la festa del santo patrono, l’8 dicembre o Ferragosto, si sta a casa, spesso senza far caso al motivo per cui quel dato giorno “è festa”.
Viceversa, la Francia, che dalla notte di San Bartolomeo è stata capace di arrivare alla costituzione civile del clero (qui, qui, qui e qui i link alle due pagine Wikipedia e Treccani per rivedere questi due interessantissimi episodi della storia francese), vive queste pietre miliari dell’anno italico come dei bei dettagli decorativi.
Fatto emblematico: le campane delle chiese, che normalmente da noi suonano ad ogni angolo di strada vista la quantità di case del Signore sparse per le città, in Francia son assai più discrete. Qualcuno potrebbe addirittura insinuare che le chiamate alla preghiera dei muazin siano molto più frequenti degli scampaniiAhah. Ad ogni modo è proprio alle cloches che è legata la credenza popolare più comune di questo periodo dell’anno: si dice infatti che le campane, le quali restano mute durante i giorni precedenti la Pasqua, se ne vadano in giro svolazzando e nascondendo le uova di cioccolata nei giardini. Quindi, se in Inghilterra è un coniglio rosa che se ne occupa, se in Italia sono semplicemente i familiari a metterle in tavola a fine pasto, in Francia ci pensano i vasi sonori volanti.
Probabilmente ciò è dovuto ad un sottile senso di colpa per aver perduto i bourdons originari della bella cattedrale Notre Dame. Si dà il caso, infatti, che tra il 1791 e il 1792, nel pieno dei tumulti rivoluzionari, tutte le campane di Nostra Signora di Parigi sparirono. Si salvò solo la Emmanuel, risalente al 1685, fabbricata dal fonditore Florentin Le Guay. Tutt’ora in funzione, Quasimodo deve aver avuto il suo bel daffare a suonarla, con i suoi 13271 chilogrammi di peso e il suoi 262 cm di diametro. Chissà quante uova di Pasqua riesce a portare, un colosso del genere, quando se la spassa per i cieli di Francia durante la settimana santa!

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Emmanuel, la sola campana superstite a Notre Dame

Comunque, riconducendo il discorso ad un ambito che tanto è caro a noi italiani, se vogliamo parlare di tradizioni dobbiamo necessariamente entrare tra le quattro pareti della cucina di casa: che cosa si mangia per Pasqua? Accantoniamo per il momento la vexata quaestio degli agnelli, che qui sono il piatto forte e vengono cucinati in molti modi (ecco un link adatto ai golosi più curiosi) e occupiamoci delle colombe. Ne ho viste poche, nei supermercati: questo sta a significare che è un dolce italiano ancora relativamente sconosciuto, o comunque meno famoso del Panettone. Io ho fatto assaggiare una colomba artigianale che ho portato con me da casa, nelle Marche, alla mia cerchia di parenti acquisiti francesi, i quali lo hanno molto apprezzato.

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Buon appetito con la colomba!

La tentazione di prenderli in giro e di fare una battuta su una colomba mangiata da dei galletti è stata molto forte, ma sono riuscita a trattenermi. Anche perché, devo ammetterlo, sarebbe stata davvero pessima.

Buona Pasqua a tutti, francesi e non!