Pillola: la questione della restituzione parte 4

Stamane fa discutere la questione dei marmi del Partenone.

La Gran Bretagna fa orecchie da mercante alle richieste reiterate di restituzione da parte della Grecia: ben quattordici metope create da Fidia, facenti parte del grande tempio dedicato ad Atena Parthene, si trovano infatti al British Museum. La quindicesima è custodita nientemeno che al Louvre. E ti pareva?

Pare che il museo con la piramide di vetro manderà la metopa in suo possesso ad Atene nel 2021, in occasione del duecentesimo anniversario della guerra di indipendenza greca (quella in cui combatté Lord Byron e che portò all’assurda decisione di mettere un ramo della famiglia reale danese sul trono ellenico).

Il British Museum, invece, tace. I marmi del Partenone che vi si trovano furono “ottenuti” dagli inglesi grazie ad una concessione, assai bizzarra e dai contorni quantomai nebulosi, della Sublime Porta, al tempo autorità sul suolo greco, che permetteva al Conte di Elgin, nel 1811, di prendere delle statue che si trovavano “in un certo scavo preciso”.

La questione, come spiega la Encyclopaedia Britannica, è diventata materia di politica internazionale, diplomazia, storia dell’arte e commercio, diventando una parola a sé stante: eliginismo.

Io sto dalla parte dei Greci, ci mancherebbe altro! Ma forse questo mio essere partigiana potrebbe voler dire che noi dovremmo svuotare il museo egizio di Torino e rispedire al mittente tutti gli obelischi istoriati di geroglifici che ornano Roma. E beh… AMEN! Io rivoglio “Le nozze di Cana” del Veronese!

Postilla: al Pergamonmuseum ci sta l’altare di Pergamo, smontato pezzo a pezzo e ricostruito in una grande sala a cui si accede dopo esser passati davanti al celeberrimo Busto di Nefertiti. Eliginismo allo stato puro.

Pillola: la questione della restituzione parte 3 e l’anniversario della morte di Leonardo

Oggi Sergio Mattarella ed Emmanuel Macron si sono incontrati in occasione dell’anniversario della morte di Leonardo da Vinci, il più sublime intelletto, il più abbagliante astro, il più politropo essere umano che abbia mai visto la luce dai tempi di Odisseo.

L’incontro è avvenuto nel castello di Amboise, sulla Loira, dove riposano quelli che sono comunemente accettati come i resti di Leonardo. L’appuntamento tra i due capi dello stato può anche essere inteso come un tentativo di ricucire i rapporti diplomatici tra i nostri due paesi, che negli ultimi mesi si sono comportati come se fossero ai due estremi di una corda per il tiro alla fune.

In ogni caso il 2019 è l’annus Leonardi, c’è poco da dire. Da Firenze a Milano, da Roma a Parigi, ovunque il Maestro abbia soggiornato si organizzano mostre ed eventi di varia natura che ne celebrano la grandezza e l’unicità.

Già, Parigi… c’è un posto, a Parigi, che è pieno da scoppiare di opere leonardesche. Pare sia stato l’antico palazzo dei reali di Francia, poi qualcuno ha avuto la balzana idea di trasformarlo in un museo e di piantarci nel mezzo una piramide di vetro… lo hanno infarcito di meraviglie italiane, una marea di opere d’arte che, chissà come, qualcuno ci ha arrubbato e ha portato bellamente fino all’antica Lutetia.

Quel qualcuno mi pare si chiamasse… Pantaleone… no, ah, ecco, si chiamava Napoleone, e alle sue prodezze ladresche, alle sue scorribande da filibustiere in Europa è dedicata una pagina di Wikipedia intitolata nientemeno che furti napoleonici.

Roba da matti!

Uno dei dipinti di Leonardo custoditi al Louvre: San Giovanni Battista, a cui io assomiglio.

Pillola: la questione della restituzione parte 2 e i qui pro quo intorno ad un aggettivo. Buon 25 Aprile!

È della fine di Marzo la notizia che l’Italia restituirà alla Cina più di 700 opere d’arte di varie epoche.

La Francia fa orecchie da mercante e non dice nulla. Quando ci ridate quello che Napoleone ci ha arrubbato? Quando lo svuotate, quel museo con la piramide di vetro?

Altra notizia, fresca fresca di telegiornale: Macron parlerà infine delle misure che prenderà in relazione a quanto è emerso dal grand débat. I giornalisti non fanno che discutere della soppressione di un giorno festivo e dell’istituzione di un’altra giornata di solidarietà. Sono decisioni che possono urtare la sensibilità collettiva, ecco perché pare che il presidente dovrà spiegare in modo pédagogique.

Non mi è chiaro perché Macron debba mettersi in cattedra e bacchettare la classe indisciplinata come un maestrino che applichi i principi della pedagogia per educare bambini turbolenti. Così sono andata a guardare le mot pédagogique sul dizionario di francese.

Mentre in italiano è limitato all’ambito stretto della pedagogia come disciplina dell’educazione infantile, in francese, più genericamente, significa “educativo”.

Non posso fare a meno di notare un certo accento paternalistico nell’uso di questo aggettivo in francese.

Eh beh…

Buon 25 Aprile! Qui io lavoro, l’armistizio della seconda guerra mondiale si festeggia l’8 Maggio. Inoltre “Bella ciao!” è diventata una hit estiva con Maître Gims che la sbraita da dietro i suoi occhiali da sole da 9000 euro.

La vita, talvolta, è amaramente sarcastica.