Coast to coast

Raggiungere la Costa Azzurra partendo da quella Adriatica non è un viaggio lineare, specialmente se lo si affronta utilizzando il treno. Va ammesso che, effettivamente, è un mezzo romantico: concilia la riflessione, la lettura e l’osservazione, snerva, stanca, frustra e puzza. Il paesaggio fuori dal finestrino cambia insieme allo stato d’animo, andando dal gioioso pragmatismo delle colline marchigiane verso l’indolente piattume padano. Dall’ossessivo cemento milanese si arriva ad un’aspra e laconica strettezza genovese. Si va lenti lungo un pigro e scomodo litorale fino alla flemmatica e rilassata costa francese. Sembra quasi un avvicendarsi di scenografie teatrali di un dramma il cui attore principale è l’umore del viaggiatore.

Viceversa, il tragitto nel senso opposto è drammatico, lento, tentennante, illogico, impaziente. Alienante. Specie se non tutte le coincidenze e gli orari vengono rispettati, se ci si perde in stazioni dimenticate da Dio alle dieci di sera, aspettando Intercity che sembrano non arrivare mai.

Che si vada in un senso o nell’altro, si deve comunque passare per Ventimiglia. Questa cittadina ha un je ne sais quoi di tetro. Forse è così in tutte le città di frontiera del mondo, ma a Ventimiglia in particolare si soffre, si percepisce nell’aria un’atmosfera di passaggio, un’inquietudine kafkiana che si aggrappa alle viscere con le zanne di una tenia, investendo il viaggiatore di una malinconia foscoliana. Ci si sente profughi, apolidi, rifugiati, in quella città, proprio come quei poveretti che hanno subito il respingimento di frontiera e sono stati costretti ad accamparsi sugli scogli.

Che si sia pendolare veterano o novellino di primo pelo, si è sempre un po’ stupiti e contrariati dalla lunghezza del litorale ligure e provenzale. La loro estensione è esasperata dalla conformazione frastagliata della costa, piena di rientranze e sporgenze, che allungano in modo estenuante il tragitto da percorrere. Ciò colpisce ancor di più il nativo della costa Adriatica, tutta dritta e lineare.

Forse questa differenza di conformazione costiera è una metafora efficace per definire il cambiamento che avviene nel cuore di chi lascia la morbida dolcezza dei profili marchigiani per l’aspra ricchezza del sud francese: una vibrazione nuova muove le corde del cuore, il petto risuona di nuovi accordi e tutto si tinge di una sfumatura verde, come i vigneti provenzali, come il mare in autunno, come una speranza appena nata.

6 pensieri su “Coast to coast

  1. Je ne comprend rien absolumen rien!
    Mais une chose est sure: depuis ma cote Mediterranéene j’ai envie de crier a cette petite femme de l’Adriatique que je l’Aime.
    Je suis sur qu’elle m’entendra…

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