Il 24 settembre 2017 si è spenta all’età di centotré anni Gisèle Casadesus.
Per il pubblico italiano questo nome non deve significare molto. Per il teatro francese, invece, si tratta di una perdita dolorosa, che lascia un vuoto incolmabile.
Permettetemi di presentarvi, superficialmente, ahimè, questa matriarca della scène artistique française la cui carriera le valse le Molère d’honneur nel 2003 nonché la Grand-croix de la Légion d’honneur e parecchi altri riconoscimenti.
Nacque da una dinastia di artisti. Un cognome così insolito nasconde origini tortuose e inaspettate: il capostipite fu un tale Luis Casadesus, nativo di Figueras, che espatriò in Francia nella seconda metà del 1800, con l’intento di diventare un violinista.
Il sito ufficiale della famiglia Casadesus riporta tutto quello che i più curiosi possono desiderare di sapere, ivi compreso un albero genealogico che mostra la vocazione artistica della famiglia: musica, teatro, canto, pittura, scultura… it runs in the family.
Gisèle, entrata ventenne alla Comèdie française, ne divenne la 400esima societaire nel 1939.
Non soltanto le assi del palcoscenico accolsero il suo talento, ma anche il grande schermo: la sua filmografia registra ruoli dal 1934 fino al 2014, quando aveva già raggiunto il suo centesimo anno di vita.
Qualche titolo del suo repertorio: Il medico per forza, Le furberie di Scapino, Il tartuffo, Le preziose ridicole (Molière), Il barbiere di Siviglia, Le nozze di Figaro (Beaumarchais), Finale di partita (Beckett), Che formidabile bordello (Ionesco), Riccardo III (Shakespeare), Ciascuno a suo modo (Pirandello).
Una lista gigantesca, una carriera meravigliosa, una donna memorabile.
Il sipario è calato, non resta che l’applauso.
Bon voyage, madame Casadesus, et… merde, merde, merde!
Donna elegantissima,artista formidabile,una divina… grazie di questo Maria Costanza
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