Sì, lo sappiamo: andare a Londra e non fare nemmeno una capatina al museo delle cere è una vergogna. Ma se invece di parlare della statua di Elvis o di Maria Antonietta parlassimo della donna a cui il museo è intitolato?
Già, perché Madame Tussaud non era affatto britannica, come il nome rivela. Era francese! E la sua vita è degna di essere raccontata.
Si chiamava Anne-Marie Grosholtz ed era nata in Alsazia nel 1761. Figlia postuma a causa della Guerra dei Sette Anni, Anne-Marie fu cresciuta dalla madre, Anne Made, la quale, dopo esser rimasta vedova decise di lasciare Strasburgo per andare a servizio in casa di un noto medico svizzero di Berna, tale Philippe Curtius.
Costui insegnava anatomia agli studenti e, a tal fine, si serviva di modellini di cera molto accurati, come quelli che si possono vedere nelle wunderkammer degli appassionati di questo genere di artefatti, o nei musei anatomici delle facoltà di medicina. Era una pratica assai comune, al tempo. Il dottor Curtius, dal canto suo, non solo li usava nelle sue lezioni, ma addirittura li fabbricava lui stesso. Anne-Marie, orfana di padre, si affezionò al datore di lavoro della madre, e lui la prese a benvolere, tanto da iniziare ad insegnarle la pratica della scultura con la cera. Curtius pare fosse uno scultore proprio bravo, così bravo che, alla fine, cavalcando l’onda del suo successo come artista, decise di lasciar perdere la medicina: si stabilì a Parigi dove aprì il suo cabinet des cires e iniziò una carriera come scultore. Il successo fu grande. Modellò addirittura il ritratto di Madame du Barry, non so se mi spiego…
Anne-Marie e la madre lo seguirono nella capitale francese. Il clamore delle opere di Curtius era tale che furono organizzate mostre delle sue statue addirittura al Palais-Royal. Ad accompagnarlo nella sua celebrità parigina c’erano sempre Anne-Marie e sua madre. La giovane Anne-Marie divenne la fidata assistente di Curtius, dimostrando un autentico talento nel modellare i ritratti di Voltaire, Rousseau e Benjamin Franklin. La fama della sua bravura arrivò fino alla corte di Versailles, presso cui, a quanto affermava lei stessa, fu un’habituée per diversi anni.
Ma il vento della rivoluzione soffiava turbolento. Nelle sue memorie, che sembrano essere non poco romanzate, Anne-Marie afferma di essere stata arrestata in quanto simpatizzante della monarchia. Sembra che il delatore sia stato un artista rivale di Anne-Marie, tale Jacques Dutruy, assistente del boia (curioso questo particolare, visto che, secondo fonti storiche abbastanza solide, il padre di Anne-Marie discendeva da una stirpe di boia alsaziani…). Fu incarcerata, sempre secondo il suo mémoir, nella stessa cella di Josephine de Beauharnais e venne fatidicamente liberata a due passi dalla ghigliottina (pare che le fossero già stati tagliati i capelli per decapitarla) grazie all’intervento di Jacques-Louis David, collega artista. I rivoluzionari la misero allora a preparare le maschere mortuarie di grandi personaggi che finivano col collo mozzato. Tra i tanti che Anne-Marie ritrasse possiamo citare almeno tre nomi più che celebri: Marat, Robespierre e perfino Maria Antonietta.
La vita aveva altre cose in serbo per Anne-Marie. Quando Curtius morì, lasciò a lei l’integralità della sua collezione di cere. L’anno seguente la donna si sposò e assunse il nome con cui è passata alla storia: Madame Tussaud. Dall’unione col marito nacquero due figli.
Nel 1802 attraversò la manica accompagnata dal figlio maggiore, accettando l’invito di un prestigiatore in voga all’epoca, Paul Philidor, un pioniere degli spettacoli fantasmagorici. Philidor voleva che Madame Tussaud esponesse le sue opere nell’ambito dei suoi spettacoli e le propose di entrare in società. Questo business, purtroppo, non si rivelò molto remunerativo per Mme Tussaud: Philodr teneva per sé gran parte dei benefici delle mostre e degli spettacoli, tanto da spingerla a ritirarsi dalla fantasmagoria e tentare una strada rischiosa ma assai stimolante: mettersi in proprio. Con la sua vasta collezione di statue, maschere mortuarie e ritratti di criminali viaggiò in lungo e in largo per le isole britanniche, riscuotendo un grande successo per ben tre decenni. Non fece più ritorno in Francia, perché gli anni trascorsero veloci e l’astro fulgido di Napoleone iniziò ad oscurare la stella navale britannica. La situazione degenerò, deflagrando in quelle che sono note come ‘guerre napoleoniche’. Già che c’era, forse, era meglio rimanere in Gran Bretagna…
Nel 1821, finalmente, Mme Tussaud fu raggiunta anche dal figlio minore. Quest’ultimo era stato dato per disperso in mare cinque anni prima. Grande fu il sollievo della donna che, con rinnovato vigore, si mise a lavorare aiutata dai due discendenti: dopo trentacinque anni di vagabondaggi in giro per la Gran Bretagna era giunto il momento di progettare una grande mostra permanente delle sue cere. Londra era il luogo ideale e la via che scelse fu proprio Baker Street (sì, vicino all’appartamento di Sherlock e Watson). In effetti, la primissima mostra di Madame Tussaud aprì i cancelli al secondo piano del Baker Street Bazaar… di fatto non lontano dall’indirizzo attuale, a Marylebone, dove fu trasferita dal nipote Joseph Randall Tussaud nel 1884.
Madame Tussaud morì nel sonno, a Londra, all’età di 88 anni. Alcune delle sue statue di cera esistono ancora, e si trovano proprio in quel museo che tutti vanno a visitare nei loro week-end londinesi.
Che ne dite… valeva la pena leggere la sua storia?