I mulini di Paillas, un segreto celato dalle chiome degli alberi.

Sono stata due volte a Parigi, e in ciascuna di esse ho avuto modo di rendere visita ai celebri moulins della città, il Moulin Rouge e il meno noto Moulin de la Galette, ristorante immortalato anche da Renoir nel suo dipinto “Bal au moulin de la Galette”.

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Bal au moulin de la Galette, Renoir

In generale i mulini a vento richiamano alla mente Don Chisciotte e i Paesi Bassi, tuttavia c’è una fiaba popolarissima che ha origine proprio dalle vicende del figlio di un mugnaio. Sto parlando de “Il gatto con gli stivali”. Ne esistono diverse versioni, ma la più celebre è con ogni probabilità quella di Charles Perrault, a cui dobbiamo il gioco di parole “Marquis de Carabas” (Marchese delle Carabattole). Il vecchio mugnaio, in punto di morte, lasciò i suoi averi ai suoi tre figli: al maggiore diede il mulino a vento, al secondogenito il mulo e al terzogenito un gatto. Il resto della fiaba, presumo, è conosciuto da tutti.

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Il gatto con gli stivali parla al suo giovane amico

Il mugnaio è una figura oramai scomparsa nel nostro quotidiano, anche se conserva un certo fascino farinoso. Sarà per questo che la Mulino Bianco ha affibbiato ad Antonio Banderas, noto sex symbol, il ruolo del buon mugnaio che fa pure il pane e che parla con le galline? Forse.
Personalmente provo una certa attrazione per i mulini, edifici caduti in disuso ma che hanno pur sempre quel certo je ne sais quoi, celebrato ampiamente dalla tradizione orale della Francia popolare. Qui un link utile per approfondire l’argomento.
Dalle parti di Saint Tropez c’è un sito molto interessante, in tal senso. Sto parlando dei mulini di Paillas, nel comune di Ramatuelle: vista l’esposizione favorevole delle colline tropeziane, la zona era particolarmente vocata alla costruzione di questi edifici, che furono eretti ed utilizzati sin dal XVI secolo. Ma chi era questo Paillas il cui nome viene utilizzato per identificare il sito? Nient’altro che l’ultimo mugnaio ad averli avuti in gestione, monsieur Jean-Baptiste.
Fino al 2002 dei quattro mulini di Paillas non rimanevano che delle rovine, senza contare uno ancora in piedi ma proprietà privata (molto privata: sul cancello che delimita l’entrata sono apposti numerosi cartelli assai simili, nel significato, a quelli che Zio Paperone ha piantato tutto intorno al suo deposito per tenere distanti ospiti indesiderati, tra cui i Bassotti).


Come stavo dicendo, nel 2002 l’architetto Alain Bellegy è stato incaricato di riportare al suo antico splendore uno dei mulini diroccati. Devo ammettere che il lavoro di ristrutturazione è notevole: la meccanica è stata ripresa completamente in modo da poterlo far funzionare a pieno ritmo. Qui trovate il sito del comune di Ramatuelle e informazioni sul magnifico risultato raggiunto da Bellegy.

Un’aria fiabesca circonda l’edificio e mi spinge a fermarmi ogni volta che passo di lì. Ci sono posti che esercitano un forte magnetismo e il più delle volte tale attrazione è del tutto inspiegabile. La collina dei mulini di Paillas è uno di quei luoghi, anche se questa fatale attrazione non ha nulla di misterioso: un tempo mulino significava presenza umana, acqua, farina e cibo, un tetto, un riparo, un volto amico a cui chiedere indicazioni sul sentiero da seguire. Forse è il viandante che si cela nell’animo umano a far sentire questo sentimento di simpatia e di conforto alla vista delle pale turbinanti.

E poi c’è Don Chisciotte.

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Don Chisciotte e Sancho Panza.

4 pensieri su “I mulini di Paillas, un segreto celato dalle chiome degli alberi.

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